E' scomparso Michael Jackson, un artista dal successo planetario, il cantante più famoso di sempre, che ha venduto un numero di copie tale da entrare nel guinness dei priamati.La sua arte, a prescindere dai gusti, è indiscutibile.
Io ricordo con piacere un videogioco per piattaforma sega, che ricalcava lo stile di Smooth criminal, oltre chiaramente a tanti pezzi famosissimi (qualcuno, perchè conoscerli tutti è arduo e io a quell'epoca ero piccolo ed ero certamente più vicino ai videogiochi).
Ma cosa porta un artista così di successo a condurre una vita sregolata e tormentata conclusa così presto?
Cosa porta un uomo a cambiare il colore della sua pelle e condannarsi ad una vita quasi da vampiro?
Questo io non lo capirò mai.
Forse è vero che soldi e fama non fanno la felicità, e "chi ten' e sord' camp' felic', ma chi nun ten' niente, campa ancor' chiù felic' ".............
venerdì 26 giugno 2009
Sull'Icona Michael Jackson
domenica 7 giugno 2009
Eduardo ed il suo rapporto con Napoli
spezzone tratto da un intervista ad Antonio Lubrano:
"Come napoletano, vorrei soffermarmi un po’ sul rapporto fra Napoli e Eduardo, fra Napoli e le istituzioni perché Eduardo, in qualche modo, ha simboleggiato il sentimento prevalente del napoletano, del napoletano in genere. Un sentimento che si divide in due ma è pure uno solo: questo amore-odio che ogni napoletano sente per la sua città, a cominciare da me. Perché la città in qualche modo si rifiuta e si offre. Ed è la cosa, credo, che Eduardo sentiva più di ogni altro, anche per via di certe forme di ingratitudine della città nei suoi confronti. Tant’è vero che ci fu una polemica durissima, credo sempre negli anni ‘70, se ricordo bene, quando praticamente invitò i napoletani che avevano voglia di fare, di inventare, di costruire, ad andar via dalla città: "Fuitevenne!", disse, andate via da Napoli. Questa battuta suscitò un mare di polemiche, di contrasti, ci furono naturalmente delle critiche violentissime a questo atteggiamento. In realtà allora, non dico oggi, ma in quell’epoca Napoli dava questo senso di rifiuto, c’era questa voglia di mollare al suo destino una città che non era quella che ognuno si noi aveva amato, aveva sognato. Il rapporto con le istituzioni è stato alla stessa maniera severo, come il rapporto con Napoli. "
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sabato 6 giugno 2009
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